Osservare un temporale può far riflettere su molte cose.
Tutto può iniziare con nuvole, sempre più “nere” e più
estese. Quei meravigliosi batuffoloni bianchi che si trasformano in minacciosi
cumuli scuri. Poi arriva il vento. Vento a raffiche sempre più forti, e, infine, il primo lampo, suggestiva
vena che lega cielo e terra, e poi il silenzio che sospende ogni suono fino al
rombo del tuono che travolge i sensi.
Oppure, all’improvviso, il lampo inatteso a ciel sereno, e il
silenzio seguito dal tuono ancor più terrificante.
Non esiste metafora migliore della vita… cieli azzurri,
nuvole bianche, nuvoloni neri e arriva il temporale.
Quell’avvenimento che, annunciato o inimmaginabile,
sconvolge la vita è come il fulmine del temporale, seguito dal silenzio fino
all’arrivo del tuono, il dolore che strazia le viscere e svuota di significato
ogni parola.
La sofferenza non si scioglie nelle lacrime, come il
temporale nella pioggia, ma cresce guardando il cielo di quel colore che non
sarà mai più quello di prima.
E quella disperazione si moltiplica per 100, per 1000, per
un milione di volte, all’infinito, quando si scopre che “il fulmine” non è
frutto del caso, ma della superficialità e dell’arroganza di una schiera di
zecche interessate solo a succhiare il sangue per saziare la propria avidità ed
istinti predatori, indifferenti a tutto ciò che non li riguarda.
Le lacrime di questi
sciacalli non sanno di sale, non sono amare, sono solo gocce d’acqua di
“convenienza”, come le loro parole cariche di “opportunismo” che cambiano
direzione come il vento in primavera.
Non basta la volontà di un “Dio” per giustificare l’oblio
del sentimento di umanità che sta sconvolgendo la vita di tante, troppe
persone.
Non è accettabile l’arroganza di chi pretende di scindere
l’umanità in chi merita e chi non merita di vivere.
Non è ammissibile sfruttare
l’immagine di chi soffre per ottenere vantaggi propri, e ancor meno essere
insolenti nei loro confronti.
Il fulmine è solo un modo per riequilibrare la differenza di
carica elettrica tra cielo e terra, e finché ci saranno squilibri esso colpirà
dovunque ci siano.
E il dolore sarà sempre rombo di tuono.
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