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23 gennaio 2023

Gennaio 2003

Adolescenti e adulti

Insegno dal 1978. Ho affrontato le problematiche più complesse nei rapporti con gli adolescenti, e da questi ho appreso molto, ho, cioè, imparato come sia importante essere, nei loro confronti, corretti, giusti ed anche amichevoli, ma sempre autorevoli.

L’adolescente ha necessità di essere guidato, ma mette continuamente alla prova l’autorevolezza di chi lo guida, per confermare a se stesso la correttezza nella scelta della persona sulla quale contare. Questo implica per l’educatore un continuo dibattito, una sequenza di patti e contratti, una sicurezza nelle scelte, una irremovibilità nelle decisioni.

Quanto detto comporta che, nei rapporti tra adulti e ragazzi (ma questo deve avvenire sin dall’età primaria), debbano essere stabilite poche regole, ma chiare ed intangibili.

L’errore peggiore sta nel dire qualche no, e poi capitolare con un si, trasmettendo un messaggio di incompetenza nelle scelte, di inaffidabilità nelle situazioni più problematiche, di debolezza caratteriale.

Non risulta certo facile mantenere il controllo delle proprie posizioni quando arroganza e indisponenza si alternano con il pietismo o con i confronti, ma la trasmissione dei valori, di competenza genitoriale o professionale, passa attraverso queste difficoltà.

Il primo ideale da trasmettere ai bambini è quello del RISPETTO DELLA PERSONA, qualunque sia li “valore” umano della stessa, perchè, prima di essere genitori, nonni, vicini di casa, parenti, insegnanti, dipendenti o qualunque altra cosa, CHIUNQUE è una persona e come tale deve essere rispettata. Prima che ad ogni altro, si deve rispetto a se stessi, e il cadere nell’imitazione dei comportamenti aberranti, che possono essere strumento di critica negli altri, rende chi lo fa motivo di denigrazione per la perdita di valore morale.

Non è una giustificazione al comportamento scorretto il fatto di rispecchiare l’atteggiamento altrui, perchè è il controllo delle proprie azioni che fa la differenza tra la persona civile e quella non tale.

Il secondo ideale è il RISPETTO PER LA CONOSCENZA, perchè l’ignoranza è la strada in discesa verso la schiavitù, è la firma sotto il contratto di sottomissione al “potere” del forte, è l’autorizzazione allo stato di subordinazione indiscriminata.

Intere dinastie di potenti hanno mantenuto (e purtroppo ancor’oggi mantengono) il potere, imponendo l’ignoranza alle masse, sfruttandola per alimentare il servilismo fin nelle forme più abiette, quali la discriminazione di chiunque non sia sottomesso, oppure (e questo è ancora storia attuale) la schiavitù delle donne (che poi comportava e comporta sopraffazioni, quali l’imposizione dell’abito coprente, la pratica dell’infibulazione, la morte per chi non “appartiene” ad un uomo).

Il basso livello culturale, poi, permette il facile raggiro, sia nel campo economico che in quello politico che in quello religioso (maghi, veggenti, associazioni, sette riempiono da tempo le cronache dei giornali), e solo questo basterebbe per convincere all’educazione alla “cultura”, se solo ve ne fosse una presa di coscienza da parte di tutti quelli che governano e supportano la vita dei ragazzi.

Per quel che riguarda l’ambito scolastico, gli adolescenti sono persone culturalmente, di anno in anno, sempre più acerbe, e, per questo, più facilmente plagiabili dal leader del gruppo, ma anche più facilmente influenzabili dalla personalità carismatica e dalla affettività dell’educatore, per cui è importante stabilire un rapporto empatico e contemporaneamente autorevole, MAI autoritario, senza il timore di esporre la propria “valenza umana”, riconoscendo qualche debolezza o errore, ma sempre nell’intento di rispettare l’equità, perchè questa è la qualità che più viene richiesta ed apprezzata.

Usare il vecchio metodo del “pugno di ferro nel guanto di velluto”, mantenendo sempre il rispetto assoluto della “persona” allievo, elargendo il premio dell’orgoglio affettivo per i successi e, per gli insuccessi usare la forza benevola del rammarico, ( MAI del disprezzo, perché genera odio e rivalsa in negativo! ).

E’ importante mantenere la correttezza formale anche difronte all’arroganza, anzi usare l’espressione dell’amarezza per il tono e per le parole, può mutare una situazione dal negativo al positivo, anche se tale reazione non sempre risulta possibile, specie quando la situazione ha ormai raggiunto livelli di quasi “incompatibilità ambientale”.

In questi casi ormai perduti, può essere d’aiuto il distacco affettivo, oltre che la punizione del singolo, intesa come aumento della quantità e del controllo sul lavoro svolto, oppure l’assegnazione di compiti di coordinamento, in funzione di leader, nei confronti di un gruppo di elementi più deboli, con la responsabilità morale dell’eventuale insuccesso nel lavoro assegnato. Sovente la scoperta della difficoltà di organizzare l’apprendimento in una squadra, con l’obiettivo di produrre un risultato in confronto con altri, può stimolare un adeguamento alle regole, indotto dal gruppo stesso, e con questo il recupero degli elementi devianti.

La cosa più importante in questo compito è comunque l’interesse a svolgerlo. Sembra una frase banale, ma non lo è, in quanto, solo avendo ben chiaro l’obiettivo della professione del docente, e cioè la crescita oltre che culturale anche umana dell’allievo, si può raggiungere quell’equilibrio tra imposizione e comprensione, tra durezza ed elasticità, tra morale e didattica che produce il miglior risultato possibile nelle condizioni di lavoro del momento.

Annamaria Gengaro


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