Una reazione talmente furiosa da far sospettare che le critiche rivolte fossero arrivate al segno
e la sola possibilità di mascherarle fosse l’indignazione per il termine più che per il delitto.
Ormai si parla solo con grida e insulti per nascondere ogni verità scomoda.
E di cose scomode per la classe politica ce ne sono a bizzeffe ad iniziare dall’argomento in discussione in quel momento: il finanziamento pubblico ai partiti.
Indubbio, comunque, che ladri lo siano davvero, perché con le loro scelte hanno condizionato la vita di intere generazioni derubandoli del diritto di vivere agiatamente, ma soprattutto del desiderio di sognare, della speranza nel futuro, della fiducia negli altri.
Hanno ammorbato l’aria della società civile con i miasmi dei loro bassi istinti, fino ad abbassare il livello della morale comune all’assuefazione all’illecito e al dubbio di differente valenza tra esseri umani.
Hanno ridotto l’onestà al rango di imbecillità, contrabbandando la disonestà come colpa lieve specie se perpetrata nei confronti dello Stato e a danno solo dei più deboli.
La caduta dei valori ha portato ad un brutale declassamento anche dei rapporti intimi tra persone. Un tempo si diceva “fare all’amore” oggi si dice “far sesso”, cosa che non prevede il coinvolgimento emotivo, ma solo lo sfogo di banali istinti primordiali.
Ed è così che l’uomo è tornato a vedere il sesso come dominio, con il conseguente senso di possesso della “cosa” di suo piacimento, o di trofeo.
Spinta al limite questa condizione genera lo stupro come offesa al nemico o sfregio al rivale, o, nel caso di rifiuto o resistenza, porta al delitto.
Nulla di nuovo in tutto questo, solo un ritorno alle origini quando la società era divisa in nobili, clero e plebe, e le donne venivano bruciate sul rogo perché streghe.
Ai nobili tutto era concesso, al clero tutto era perdonato, e la plebe viveva in povertà ed ignoranza, schiava del potente e del senso dell’onore e della giustizia di costui.
Oggi, sotto le luci della ribalta ogni piccolo uomo di potere si sente un gigante e pontifica, puntando il dito contro gli altri per sminuire le proprie colpe, mentendo spudoratamente per promettere ciò che sa già non verrà mai elargito.
Usa le lacrime ed il dolore degli altri per illuminare il proprio cammino in un tripudio di crudeltà e cinismo.
Usa giochi di parole per alzare cortine fumogene che nascondano i saccheggi e le ruberie perpetrati sempre sui deboli.
Usa il proprio potere per rafforzare la sua stessa egemonia.
E si offende se lo chiamano ladro!
Nessun commento:
Posta un commento
Sarò felice di ricambiare la visita se me lo concederete.