Mi sento un disco rotto quando le scelte insulse dei signori ministri della pubblica, si! Pubblica, Istruzione, che dimenticano che devono garantirla per dettato costituzionale a tutti, mi spingono, per l’ennesima volta, a ripetere che la strada intrapresa da anni è quella di danneggiare i più fragili, di discriminare sulla base del potere economico.
Il valore di una scuola, di un docente, di un allievo non si può basare sul confronto con altri impari, ma sul percorso compiuto.
La valutazione su base generale non può dare indicazioni sul cammino fatto, o fatto fare, dal singolo.
Mi spiego : se un docente ha una classe selezionata in partenza con allievi di competenze medio alte (un mio collega che formava i gruppi classe all’iscrizione, sceglieva accuratamente chi doveva essere messo nella “sua”), ed alla fine dell’anno alla verifica del livello raggiunto viene lodato per il successo, è di certo meno efficiente di chi ha una classe di ragazzi difficili e in un percorso ad ostacoli, sempre nuovi, riesce a raggiungere gli obiettivi minimi con quasi tutti, ma non becca neppure una pacca sulla spalla.
E non compare nella “bacheca” del merito.
La spinta evidente dei signori del ministero è nella direzione discriminatoria della “meritocrazia di casta”.
La richiesta di riconoscimento da parte di studenti e genitori è quella diretta alla valorizzazione delle capacità individuali, quali esse siano, all’incentivazione positiva di ogni studente e non alla “medaglia al valore” appuntata sul petto.
Chi cerca “la medaglia” è chi è subdolamente classista. E’ lo stesso che non vuole che i suoi, “figli di dottore”, frequentino quelli dello “spazzino”.
La puttanata del secolo è quella di premiare il “migliore” della scuola, che verrà determinato sulla base della votazione di un consiglio di classe addomesticato da fattori di concorrenza con gli altri consigli o con le altre scuole. (testimonianza d.o.c.g. )
Il vero studente “migliore” è quello che è passato da un nulla ad una conoscenza, strisciando su ginocchia e gomiti per raggiungere la meta. Ma non verrà premiato se non dalla vita che saprà costruirsi su questa base.
L’altro, magari vincitore di un quizzone, non sarà forse mai capace di superare gli ostacoli futuri senza il supporto di una cerchia di casta, e l’esperienza mi ha insegnato che subirà le frustrazioni degli insuccessi con scelte spesso discutibili se non addirittura tragiche.
Ma avrà comunque un attestato da esibire per avere sconti, ricchi premi e cotillons!
Le scelte del ministro, l’ultimo della serie, vanno nella direzione del mantenere lo statu quo della scuola evitando tagli ulteriori. Anche perché l’unico taglio all’istruzione oggi possibile sarebbe quello dei gioielli di famiglia dei docenti (maschi naturalmente!).
Tagliare le spese della difesa (es: F-35 circa 18 miliardi) o della politica (c’è una marea di sprechi!) o mettere una patrimoniale (avversata dalla casta per ovvi motivi … di casta!) per restituire alla scuola pubblica tutte quelle attività di supporto per i soggetti fragili (compresenze, corsi di sostegno, eccetera) questo no eh?!?
Eppure sarebbe questo il giusto passo nel verso di una crescita della società.
Così, guarda caso, scoppia il caso dei cinque bambini bocciati in prima elementare, proprio perché avevano bisogno di un aiuto che lo Stato ha loro negato per continuare a garantire i privilegi ai suoi rappresentanti (non eletti dal popolo!).
Vorrei che tutti coloro che lavorano al ministero della P.I. facessero una supplenza di almeno una settimana in una scuola superiore di periferia, preferibilmente in un istituto tecnico o professionale, visto che le signore ministro ne auspicano la scelta, cercando di insegnare qualcosa, per rendersi conto di quanto sia differente il concetto di “migliore” a seconda delle condizioni “ambientali”.
Anche se non sono titoli accademici o onorifici, che infondo valgono per l’immagine, di medaglie acquisite sul campo ne ho tante.
Ho le macchie delle lacrime, quelle degli sputi, quelle del gesso e dell’inchiostro, ho le cicatrici di anni di lotta per mantenere un livello decente d’istruzione in una scuola disprezzata perché pubblica e non elitaria, ho i lividi per le botte prese nella difesa dei ragazzi, ho l’impronta dei loro sorrisi quando superavano le difficoltà.
Queste son le mie medaglie!
Queste sono i titoli che mi danno la competenza per criticare e dire che “senza mezzi” la scuola continuerà a contare solo sulla buona volontà di chi ci “vive” cercando di lavorare al meglio, perché parlano di flessibilità nel lavoro senza pensare quanto “flessibile” sia quello dei docenti, che passa dalle supplenze anche brevi (sovente anche in altre regioni), agli incarichi annuali e spesso per discipline molto diverse, in scuole spesso molto diverse e questo avviene anche se sei “di ruolo”, perché la sede viene data in base alle classi formate ed alle conseguenti esigenze di personale docente. Non tutti hanno la fortuna di “mantenere la cattedra” per anni. Quindi quest’anno sei qui ed il prossimo.. forse, anche con trent’anni d’anzianità.
Ma chi fa l’insegnante è ormai per antonomasia il fannullone ignorante di turno, mentre il parlamentare che legifera senza aver letto ciò per cui vota è un degno e capace lavoratore acculturato, come gli interventi sgrammaticati e le lauree scritte solo sul diploma dimostrano.
No! Stiamo andando di male in peggio, ma non vedo il fondo della china.
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