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L’argomento è l’educazione sessuale di bambini e ragazzi.
Problema complesso, troppo per essere limitato a poche
righe.
Quindi partendo dalla risposta a Stefano ( il cui nikname è
per me, leggermente dislessica, impossibile da leggere) rifletto
sull’argomento:
“Caro Stefano, dopo giri da rincoglionita e pirlate varie,
ti rispondo.
Ho letto, anche se non completamente, la scheda
sull'educazione sessuale e quella di genere. Hanno entrambe lo stesso principio
di base : l'educazione come rispetto per se e per gli altri…”
Alla fine degli anni '90 ho organizzato nella “mia” scuola,
nell’ambito del “progetto giovani”, degli incontri sull'educazione sessuale
diretti alle 4° ITIS, giusto per far capire che il preservativo non andava
infilato sulla testa dei compagni e neppure ridotto a bomba d'acqua, ma aveva
uno scopo preciso. Sono stati incontri con personale specializzato e non con
gente qualsiasi della scuola.
La carenza di risorse non ha concesso un seguito
all’iniziativa, anche se era stata giudicata positivamente dai ragazzi, perché
solo il volontariato permette di fare qualcosa nel mondo scolastico pubblico (
uno dei miei scritti può darne un’idea : “Il mio diario 16°
puntata”).
In ogni caso penso che sia compito del genitore la scelta
dei tempi e modi d’informazione nel campo della sessualità, anche se so bene
che la maggior parte degli adulti non ne sono all’altezza
Avere un figlio non è solo un’esigenza naturale per la trasmissione
del codice genetico, ma anche una grande
responsabilità, perché vuol dire immettere una persona in un contesto sociale
non sempre incoraggiante e positivo, che necessita dunque di strumenti per
affrontare le avversità.
Il punto focale della questione è nell’impegno necessario a seguire
la normale crescita dei figli, rispondendo alle loro domande, quando le pongono
e non quando lo si ritiene opportuno, stimolando l’interesse con linguaggio
adeguato e con libri idonei (come mamma per la conoscenza dei misteri della
nascita ho usato "Il segreto delle cicogne", un libricino illustrato
e molto colorato che spiega tutto), ed è una questione di tempi e di rinunce.
Il problema è l’odierna confusione tra sessualità e sesso,
mercificato in ogni dove, e le difficoltà insorgono per tenere sotto controllo
tutti i canali di informazione e ludici che bombardano le nuove generazioni.
Il senso del limite non è una cosa normale per i ragazzi, va
insegnato dalle prime fasi della vita imponendo barriere che non devono essere
superate, come l’abitudine al pudore e alla riservatezza nei confronti della
propria intimità.
Non è facile opporsi al consumismo di massa, specie se si è
genitore privo di autorevolezza.
Il fatto di sostenere che “tutti lo hanno”, per esempio, è
sempre stato per me un punto a sfavore della cosa, che ho trasmesso a mia
figlia usando il disprezzo per il gregge di
pecoroni. Ma non è stato semplice. Ci vuole tempo, pazienza e fermezza.
Il cellulare, ad esempio, è una delle cose più inutili nella
scuola, visto che esistono telefoni fissi e adulti che possono intervenire, ma
quanti genitori pretendono che non venga imposto neppure l’obbligo di
spegnimento e forniscono i rampolli di smartphone di ultima generazione
abilitati anche ad usi inopportuni?
Sopperire alle indifferenze e carenze educative familiari
non dovrebbe essere incarico della scuola, ma purtroppo è diventato uso comune delegare
ad altri il compito formativo, salvo poi protestare quando l’intervento altrui
è reputato sgradito al pargolo. (Pianti al
telefono : link)
Purtroppo dire di si è facile, dire di no è sempre
difficile, usare tv e videogiochi o pc come baby sitter è comodo, usarli sotto
la supervisione o con l’adulto è scomodo. Specie se l’adulto ha altri interessi
in gioco.
Essere genitori è un istinto naturale, ma essere buoni
genitori è una fatica immane perché prevede di rinunciare spesso ai propri
comodi per sostenere i passi della crescita educativa dei figli, coltivando l’autorevolezza
e non l’autoritarismo nei loro confronti, cosa non sempre facile.
Concludendo è importante prima di tutto l’educazione al
rispetto nei confronti degli altri e di se
stessi che deve nascere anche dagli esempi familiari, poi ogni argomento
può essere affrontato con serenità.
Ciao Anna,
RispondiEliminati ringrazio per la tua risposta.
La mia esperienza da studente racconta di un corso pomeridiano tenuto in 3° media dal prete, uno psicologo e un ginecologo.
Corso volontario ma interessante.
Certo oggi forse sarebbe tardivo.
Leggendo quanto ti ho linkato mi ha sorpreso, e non poco, la parte relativa all'educazione per i bambini 0-4
gioco del dottore, masturbazione, apprezzare le differenze...ecc
mi sembravano un tantino premature.
E per non sembrare troppo bacchettone parto dall'ultima che ti ho detto.
Ho un figlio di etnia differente, si vede, giuro che non ho MAI sentito nessuno dei suoi compagni farglielo notare.
Neppure lui si è accorto di qualche differenza tra Francesca e Gjada o Aamir
Mi fa sorridere il pensiero di quell'asilo dove volevano vestire i bambini come bambine e viceversa.
Io da bambino non so quante volte ho camminato con le scarpe da donna di mia madre!!!
Trovo stupido anche la teoria di alcuni insegnanti(secondo alcuni le teorie Gender sono invenzione vaticana!) di non far uscire le differenze Uomo-Donna .
Ora tutto questo su bambini dell'asilo mi sembra ridicolo
Come mi sembra ridicolo non accorgersi che un bambino di quell'età non ha la percezione del "diverso" se non gli arriva tramite i genitori.
Mi sembra che l'attenzione verso i gusti sessuali sia eccessivamente alta e, in certi casi precoce.
Penso che basterebbe insegnare il rispetto come dici giustamente tu.
Rispetto che garantirebbe tutti.
Certo mi piacerebbe che lo stesso rispetto lo si avesse anche per i bambini(i genitori chissenefrega) adottivi.
Rispetto e attenzione che invece NON ci sono neppure di fronte a specifiche richieste.
Ho già affrontato all'asilo(nonostante molteplici avvisi in proposito) lo strazio delle foto da appena nati
chissà cosa mi aspetta dall'anno prossimo che si comincia con la primaria(io adoro chiamarle elementari)
Forse dovrei dire che mio figlio è adottato e gay, magari ne avrebbero maggiore attenzione!
Un saluto
Stefano
Caro Stefano, mi hai fatto ricordare che da piccolissima ( 2-3 anni, ero molto precoce, a 11 mesi andavo in giro ad attaccar bottone con la gente con linguaggio perfetto) non capivo perchè i miei amichetti potevano fare la pipì in giardino senza bagnarsi le mutandine, mentre a me toccava salire a casa e la mamma non me lo ha spiegato. Hai ragione nel dire che i bambini non hanno malizia e che son gli adulti che la insegnano. Ed è questo il più gravoso dei problemi : adulti incapaci di valutare le cose per quello che sono. Mi permetto un consiglio a te: spiega a tuo figlio, se non già fatto, che lo hai "disperatamente" cercato ed ora lo ami più di ogni cosa e poi minimizza le attenzioni degli altri con "Che ce vòi fà! Nun capiscono, lassa pèrde!" o simile, questo porterà il bambino ad elaborare la sua strategia. Se poi son cose più gravi allora affrontale con lui e con calma, mai eccessi. Io conosco i ragazzi (adolescenti) e sono più sensibili e aperti degli adulti, per questo parlavo più volentieri con loro che con certi microcefali che ho incontrato. Usando un linguaggio adeguato comprendono tutto. Per le scuole, alle volte son proprio i governi che rovinano tutto imponendo programmi, dettati da incompetenti, che i "vecchi" docenti sanno dribblare, mentre gli inesperti ci cascano e fanno danni come le puttanate sul genere.
RispondiEliminaSe non riusciremo a liberarci da questa manica di ignoranti mangiapane a tradimento non vedo futuri radiosi.
Ciao, Anna
l'abbiamo chiamata!
RispondiEliminaScuola che annulla festa della mamma e del papà!
Che ti devo dire Anna?
Ciao
Stefano
Al mio unico figlio non ho mai dato alcun "ordine" al riguardo, ma ho cercato semplicemente di dargli buoni consigli soltanto se da lui richiesti. Come pure seguito a fare con le due mie nipoti, sue figlie, una di 26 anni e l'altra di 19. Avrò sbagliato, non credo.
RispondiEliminaUn salutone,
aldo.
ps.quando ho preso la patente nel 1966 abitavo al Quartiere Appio e il centro di Roma lo frequentavo raramente. La zona Vittorino da Feltre e dintorni (compresa via della Polveriera), l'ho lasciata nel 1956. Ad ogni modo può darsi pure che abbia ricevuto qualcuna delle tue "gradite benedizioni"
Ciao Anna e buona serata.
RispondiEliminaChe gradevole e interessante discussione! Sono il meno titolato ad esprimere un'opinione, soprattutto perché figli non ne ho e, quindi, il problema non mi si pone. Però guardo a quello che fanno gli altri, fratelli, amici e conoscenti con prole. Ecco, sono d'accordo quando affermate che tutto nasce dall'insegnare il rispetto per gli altri. Fin da piccoli, intendo! Se c'è il rispetto verso la persona, non c'è colore di pelle, nazionalità, lingua, religione e... sesso che conti. Invece, sarà una mia impressione, sti pargoli d'oggi è proprio del rispetto che sono carenti, verso tutto e verso tutti. Quando ero piccolo, bastava che mia madre pronunciasse "a" ed io sapevo che quello che stavo facendo andava interrotto, subito. Dovevo smettere perché era un comportamento non rispettoso di qualcosa o qualcuno. Se contravvenivo, c'era la punizione. Un sano ceffone! Oggi vedo pargoli che continuano imperterriti nelle loro cose, nonostante i genitori pronuncino tutto l'alfabeto! Probabilmente, anzi certamente, i genitori stanno sbagliando qualcosa nell'educazione.
Le mie "lezioni di sesso", in prima media se non ricordo male, le impartì l'insegnante di religione, un prete. Ricordo che la confusione, dopo quell'esperienza, fu ancora maggiore! Alla fine, più grandicello, decisi che dovevo colmare parecchie lacune... da solo! Iniziai dalla teoria! All'epoca c'era un mensile che trattava in modo particolarmente comprensibile e approfondito argomenti di psicologia, di rapposti sentimentali tra uomo e donna, di sesso, di maternità e tanto altro legato al mondo della coppia. Si chiamava "due più" se non ricordo male. Ecco, quella fu la mia prima, preziosa, fonte di conoscenza.